La facciata della Chiesa SS Maria del Carmine, allineata al prospetto dell'ex convento dei Carmelitani presenta un rivestimento in bugnato rustico. Al centro si apre il semplice portale dal profilo mistilineo, sormontato dallo stemma dell'ordine, al di sotto del quale si nota una doppia mostra centinata. In alto al centro spicca un finestrone affiancato da due aperture ora tompognate; sobrio e lineare è il fastigio di coronamento riferibile al rifacimento ottocentesco.
L'ordine dei Carmelitani apparve in Puglia nella prima metà del XIII secolo: l'insediamento dell'ordine avvenne nel 1542 nella zona nord occidentale nella penisoletta presso l'Ospedale del Sacro Monte di Pietà, in un'area fortemente popolata tra edifici conventuali come S. Vito e i monasteri degli Osservanti e delle Benedettine. L'originaria intitolazione della chiesa, secondo alcuni documenti rintracciati, pare fosse stata a S. Maria degli Angeli ma gia' nell 1561 si parla di S. Maria de lo Carmine.
Nel 1593, dopo che l'incaricato della Santa Sede aveva giudicato il suo scelto come poco adatto a religiosi per la vicinanza a case secolari, i frati si trasferirono in un sito migliore, nell'antiche chiesa di S. Rocco nei pressi della Strada di Pietramala (attuali via Tancredi e via Filioli) non lontano dalla Cattedrale. Il sito, passato dai canonici del Capitolo Metropolitano ai padri della Compagnia di Gesu' per essere poi venduto, dietro pagamento di 400 ducati, ai padri della Trinita' fu ceduto infine ai Carmelitani. Questa seria di cessioni provoco' un contenzioso tra i canonici del Capitolo, i Gesuiti e i Carmelitani che duro' fino al 1611, anno in cui la diatriba si risolse a favore di questi ultimi. Negli stessi anni dovette avvenire l'intitolazione della chiesa alla Madonna del Carmine. Dopo il chetarsi del contenzioso fu approntato dai religiosi alla meta' del Seicento, un piano di ristrutturazione che implico' inanzitutto il cambio di orientamento dell'edificio sull'asse ovest-est, con la facciata posta su via del Carmine; l'attuale presbiterio veniva eretto privo di abside, forse a causa dell'assenza del catino nella zona occidentale delle fabbriche preesistenti rivolte ad est.
La chiesa si presentava con un impianto interno longitudinale con quattro altari per lato e probabili coperture lignee. Nel settecento un massiccio intervento di restauro lascia ben poco rispetto all'assetto seicentesco. Il nuovo schema prevedeva l'introduzione due cappelle laterali al centro, pareti scandite dall'ordine gigante di paraste, un marcato cornicione aggettante e una calotta ellittica di raccordo tra le due cappelle. Vennero eseguiti anche stucchi per abbellire l'interno della chiesa. Al tardo Settecento risale il portale di facciata della chiesa, sormontato dallo stemma dell'ordine, che lascia scorgere al di sotto la traccia di una mostra di porta piu' antica. Nel 1815 avvenne il restauro ad opera della Confraternita del Carmine, venuta in possesso della chiesa con riferimento al solo apparato decorativo (le paraste, i capitelli, la trabeazione furono ritoccati e impreziositi con stucchi senza alcuna alterazione all'unita' architettonica). Vennero introdotti arredi e manufatti funzionali alla attivita' di culto come il palco di cantoria in legno di noce e l'organo, l'altare maggiore: una serie di migliorie arrivate fino a noi.
L'Oratorio, comunemente noto come la "Cappella di Santa Rita" e' ubicato al primo piano dell'Istituto dell'Arciconfraternita del Carmine, in corrispondenza della sagrestia della chiesa.
Era questo il luogo in cui, dal 1702, i confratelli si riunivano per pregare e in cui svolgevano le attivita' amministrative e sociali. Nei primi decenni del XX secolo l'ambiente e' stato sottoposto ad un intervento di ristrutturazione, con l'aggiunta di nuovi arredi e l'uso di una cappella per la devozione di S. Rita. Nel 1997, date le precarie condizioni di conservazione, e' stata effettuata un'opera di consolidamento delle strutture e di restauro degli arredi e dei decori mentre è del 2009 l'intervento che ha restituito l'originaria bellezza della Cappella.
La cappella rappresenta un semplice impianto iconografico ad aula rettangolare di modeste dimensioni coperta da una volta a botte. Sulle pareti dipinte una piccola cornice orna il registro superiore. Il fianco, che prospetta su vico Carmine, è aperto da tre finestre. Sulla parete di fondo, dove è collocato l'altare, è visibile una cornice centinata in gesso aggiunta nel XX secolo.
Nella fase denominata degli "Ocra" i sottarchi hanno un fondo ocra senza doratura. Le cornici delle finestre erano tutte di un grigio chiaro, senza dorature; gli stucchi presenti erano grigi e anche in alcuni punti sui capitelli è stato trovato uno scialbo ocra. Le cornici delle tele erano ocra, mentre le parti dorate delle stesse erano grigie. Sia gli stucchi che le parti piane dell'abside avevano una tonalita' ocra, mentre anche in questa zona erano assenti le dorature.
Nella fase denominata dei "Verdi-Azzurri" sono state fatte diverse ricostruzioni grafiche. Di questa fase e' chiara la parte bassa delle pareti fino alla trabeazione. Infatti e' presente sui fondi una riquadratura delle pareti con alternanza di azzurro piu' scuro, linea blu di separazione e azzurrino chiaro. Le cornici delle tele alternano fasce di verdino-azzurro piu' scuro e piu' chiaro. Le lesene sono verdine con la cornice grigia e hanno una decorazione in parte a stucco, in parte a tempera trattata come il fregio, cioe' con colore grigio e pennellate piu' scuro. Il fondo e' dorato con pennellate. Le cornici che riquadrano tali decorazioni sono grigie, mentre la lesena e il capitello sono di un verdino chiaro. Lo spazio tra le lesene e' caratterizzato da una cornice dipinta con un listello marrone e gola dorata e all'interno di tale riquadratura c'era una decorazione floreale su fondo azzurro. La trabeazione ha le prime due fasce verdine, la terza verde piu' scuro, la gola superiore e' celestina con dorature, il fregio ha fondo dorato con pennellate e decorazioni grigie con pennellate piu' scure. I dentelli sono di un verdino chiaro, gli ovoli sono dorati. L'ultima gola e' di un verdino piu' scuro con decorazione color ocra. Sopra la trabeazione la superficie in alcuni tratti si presenta molto abrasa e non c'e' traccia di verdini. Soltanto gli stucchi dei sottarchi sono di un verdino grigio mentre il fondo e' dorato a finto oro. Tra i due sottarchi con gli stucchi, la superficie e' molto abrasa, e' venuto alla luce un grigio molto chiaro con piccole tracce di decorazione grigia altrettando abrasa. C'era il finto oro intorno alle finestre. Non e' chiaro di quale colore potessero essere lo spazio intorno alle finestre e la parte basamentale dei sottarchi. Sopra la finestra, a riquadrare le decorazioni delle volte c'erano due modanature; una ha una preparazione a bolo con sopra la doratura, l'altra ha solo la preparazione a bolo.
Il restauro è stato diretto dall'architetto Anelinda di Muzio - Roma Eseguito dall'Impresa Traetta - Altamura (Bari) -